L’immortale personaggio interpretato da Ugo Tognazzi aveva un modo tutto suo di intendere il concetto di debito. E il Perozzi, giornalista , amico fraterno e suo perenne creditore, tutto sommato, lo assecondava.

Sulla scorta di un paio di articoli molto interessanti usciti in questi giorni, uno di Walter Riolfi sul Corriere e l’altro sul Sole 24 ore di domenica 8 novembre ad opera di Morya Longo e Dino Pesole (“Il mondo affoga nei debiti statali”, pag. 13) , vorrei provare a capire se gli accadimenti degli ultimi mesi hanno cambiato in qualche modo il concetto di Debito Pubblico, avvicinandolo un po’ alla concezione cara al nostro nobile fiorentino squattrinato e impenitente.

Riassumiamo l’accaduto:

Prima della sciagurata epidemia di Covid 19 il debito pubblico italiano era attorno al 135% del PIL, ovvero lo Stato italiano doveva ai propri cittadini, a cittadini stranieri, a banche, fondi, compagnie assicurative , ecc… soldi pari a 1 volta e quasi mezza tutta la ricchezza che tutti noi riusciamo a produrre in un anno, (corrispondente più o meno a 1.700 miliardi di euro, tanto per dire….), quindi, a spanne, 2.300 miliardi!

All’epoca il mitico SPREAD BTP-BUND, ovvero la misura convenzionalmente usata per valutare l’affidabilità percepita dai mercati nei confronti del nostro debito, veleggiava intorno a 160 punti base (21 gennaio 2020). Ovvero: per un grande investitore internazionale sarebbe stato indifferente comprare un BTP italiano a  scadenza 10 anni rispetto al corrispondente titolo tedesco, a patto che noi gli dessimo  l’1,60% in più all’anno di rendimento per remunerare il rischio aggiuntivo che costui si prendeva.

Dopo le varie e note vicissitudini occorse in questi mesi, ci troviamo oggi con un Debito Pubblico di quasi 2.600 miliardi, stimato in crescita fino a oltre il 160% del PIL! Rispetto a gennaio, praticamente in bancarotta!

Invece no! Perché lo Spread è a 122 bp. Quindi le grandi istituzioni finanziarie internazionali si accontentano dell’1,22% solamente in più di remunerazione per il “rischio Italia”.

Lo spread da nov 2019 a nov 2020

Come è possibile? Il Conte Mascetti ha fatto proseliti?

In effetti….. Sì!

Cosa è cambiato? Molte cose. Innanzi tutto la Pandemia ha costretto tutte le maggiori potenze economiche, comprese quelle più restie, ad allargare i cordoni della borsa. La Germania per la prima volta da molti anni rinuncia al pareggio di bilancio e fa deficit, che poi diventerà nuovo debito. Molti paesi hanno superato il rapporto di 100% tra Debito e Pil .

Gli Usa, che però possono stampare a volontà la moneta che, per ora, è il perno monetario su cui gira il mondo, sono oltre il 130%.

In secondo luogo, in questi mesi, l’Unione Europea e la Banca Centrale Europea, da matrigne, si sono trasformate in generose nutrici dei propri Stati membri, specie di quelli più bisognosi.

La BCE ha implementato il programma di emergenza di acquisto di titoli di stato (debito) dei paesi membri per oltre 1.350 miliardi di euro, ovvero acquista dalle banche dell’Unione titoli degli Stati e dà in cambio alle banche la liquidità che, questo è l’auspicio, verrà utilizzata per sostenere l’economia.

Il Sole 24 ore 30/6/2020

Quindi in sostanza un’ emissione di BTP italiani oggi non ha più un rischio derivato dall’andamento delle finanza pubbliche nostrane e dall’affidabilità delle nostre istituzioni, ma semmai l’alea ( quindi lo Spread) è derivata dagli interrogativi sulla durata e l’ampiezza di questo programma di acquisti della BCE. Questa manovra infatti non potrà perdurare in eterno, e prima o poi il debito in eccesso o mal impiegato tornerà ad essere quotato dai mercati ad un prezzo (spread) più realistico e spietato.

E qui entra in campo il nostro Lello Mascetti!

In entrambi gli articoli citati si menziona, come via d’uscita dalla possibile empasse del debito, il concetto del cosiddetto “New Normal”, ovvero la presa d’atto che, tutto sommato, l’ampliamento del debito, supportato dagli acquisti della Banca centrale e dal benestare degli altri paesi dell’Unione(che farebbero altrettanto), è accettabile come nuovo equilibrio finanziario, magari accompagnato da un leggero e controllato aumento dell’inflazione, che contribuisce a ridurre l’onere del debito nel lungo termine.

Date queste condizioni, oltre a ridursi l’onere del debito che contrarremo in futuro, sarà possibile introdurre il concetto di debito “NETTO”, che si differenzia dal lordo perché non considera la quota del debito italiano detenuta dalla Banca Centrale Europea, la quale, oltre a comportarsi come il Perozzi nei confronti del nuovo debito, gira gli interessi che il Tesoro paga sul debito italiano alla Banca d’Italia, che li rigira al Tesoro. Un partita di giro insomma.

Quindi? Quindi il famoso 160% del rapporto Debito/Pil si ridurrebbe ad un più rassicurante 110% NETTO, ovvero alla quota di debito che non è nelle mani della BCE. Inoltre su questa quota, di circa 800 milioni ad oggi, finiremo di fatto per non pagare interessi.

Problema risolto, allora! Sì e no…. Perché si avveri in pieno lo “schema” Mascetti, quindi il debito diventi praticamente virtuale, occorre che la BCE si “scordi”, volutamente, di avere in pancia tutta quella massa di debito. Quindi occorrerà che i governanti italiani si rassegnino, volenti o nolenti, a questa “nuova normalità” , adottando politiche di bilancio compatibili con le richiesta del nostro principale creditore, in maniera molto più stringente che in passato.

Per cui manovre finanziarie “creative”, volte più al conseguimento di un consenso elettorale di breve respiro che ad una crescita sostenibile di lungo termine, magari condite da qualche rivendicazione di anacronistico “Sovranismo”, saranno sempre meno probabili in questo contesto.

E questa, tutto sommato, è una buona notizia! W il Conte Mascetti!