Tra pochi giorni il Ministero dell’economia e Finanze distribuirà un nuovo tipo di titolo di stato, denominato BTP Valore. E’ buono? Non è buono? Chi lo sa?

Dato che questa emissione gode già di ottima stampa, ho pensato fosse interessante parlare un po’ di qualche aspetto generale, riguardo alle emissioni di debito pubblico italiano ed in particolare dei BTP.

Mi sono accorto infatti, che per molti, l’acquisto del Btp equivale ad una scelta di ripiego, una NON-scelta.

Ovvero, spesso il ragionamento è questo: “Dato che di finanza non ci capisco un gran che, e ho paura di fare dei danni, mi compro un bel Btp e quando scade, vediamo!”

Purtroppo, la realtà è un po’ più complicata di così.

Comprare un Btp, di fatto, rappresenta una scelta molto precisa, assolutamente legittima, ma che ha delle conseguenze. Vediamone brevemente alcune:

  • Il Btp è la cartolarizzazione del debito pubblico italiano. Quindi comprare Btp equivale a prestare i propri risparmi allo Stato Italiano. Questi soldi verranno utilizzati dai governi che via via si succederanno nei prossimi anni per coprire la spesa dello stato (sanità, scuola, pensioni, spese militari, giustizia, ecc…vedi Il Sole24 ore del 20/5/2023 pag. 7 “Pensioni e assistenza, spesa su di 100 miliardi in 6 anni“). Quindi dipende molto dai governi (che eleggiamo noi) se questi soldi verranno spesi in maniera equa e produttiva, oppure no, se saranno parte del debito “buono”, secondo una celebre definizione di Mario Draghi, oppure no.
  • Esistono degli enti indipendenti, le agenzie di Rating, che giudicano proprio la capacità degli stati di gestire il proprio debito pubblico. Questo giudizio si traduce in un rating, appunto, in UN VOTO che viene dato a ogni paese e ad ogni organismo economico che si sottoponga al giudizio del mercato, emettendo titoli di debito. Bene, notoriamente il debito italiano NON gode di vasta popolarità presso queste agenzie. Certamente saranno tutte (sono 4 o 5 le principali) prevenute nei nostri confronti, però per esempio per Standard & Poor’s, prestare i soldi all’Italia equivale, dal punto di vista del rischio, a prestarli a Messico, Bulgaria o Indonesia. Prestereste soldi allo Stato Messicano o a quello Indonesiano?
  • Negli anni scorsi, dopo la crisi dei debiti sovrani che portò al fallimento della Grecia, la Banca Centrale Europea, attraverso la Banca d’Italia, ha acquistato una quota non piccola del nostro debito pubblico, garantendo, di fatto, attraverso piani di varia denominazione, sulla possibilità di avere un compratore di ultima istanza per tutti i nostri Btp. Questo aiuto straordinario, come annunciato da alcuni mesi, sta venendo meno, e il Ministero dell’economia (MEF) dovrà trovare altri compratori sul mercato per il debito di cui avrà necessità nei prossimi mesi e anni. (Il Sole 24 ore 21/5/2023 pag. 5 “Btp. Il Tesoro cerca acquirenti per oltre 20 miliardi di titoli“).

    Dal Sole 24 ore del 9/5/2023
  • Tra i vari “clienti potenziali” del MEF a cui proporre il debito italiano, oltre a banche italiane e internazionali, le quali però hanno la fastidiosa abitudine di chiedere un rendimento adeguato per il rischio che corrono, ci sono anche i risparmiatori italiani, con i loro 1.600 miliardi di Euro depositati in conti correnti improduttivi, per loro, per lo Stato e per le Banche (che sul collocamento dei titoli di stato, tra l’altro, prendono una commissione).
  • Proprio per questo, negli ultimi anni si sono moltiplicati i collocamenti di Btp “riservati” ai privati e alle famiglie. Queste ultime farebbero meglio a ricordare che lo Stato, in questo contesto, non è il munifico donatore di cedole e spargitore di benefici che molti si figurano, ma una semplice controparte in un affare : dove guadagna lo Stato, perde il risparmiatore, e viceversa.

Non mi dilungo oltre, anche se ci sarebbero altre avvertenze da condividere con chi, per abitudine o per paura, si appresta ad aderire alle nuove emissioni di Btp.

Aggiungo solo un paio di dati “orientativi”, nel caso qualcuno fosse ancora convinto della radicale generosità dello Stato: oggi (23/05/2023) un BTP con durata residua di 4 anni, rende a chi lo compra sul mercato il 3,33%  netto annuo (fonte Sole 24 ore, Btp 1.8.2027). Una nuova emissione dovrà essere in grado di dare un rendimento più generoso di questo, per essere conveniente.

Infine non mi resta che ricordare che l’inflazione, in Italia, in questo momento è dell’ 8,2 %. Essa, come è noto, erodendo il valore del denaro nel tempo,  colpisce chi presta soldi e avvantaggia chi li prende a prestito (perché ne dovrà restituire di meno).