Che cos’è un Benchmark?

La traduzione più plausibile è: Parametro di riferimento. Ovvero un punto di riferimento riconosciuto e obiettivo  nei confronti del quale valutare i risultati ed il valore di qualcosa.

Più concretamente, in finanza, i benchmark sono indici che sintetizzano l’andamento dei mercati e  che sono utilizzati per valutare se la performance di un fondo, di una sicav o di un Etf sono adeguati o meno alle aspettative.

Ad esempio, se voglio giudicare quanto è bravo un gestore che si occupa di un fondo che investe in azioni europee, prenderò come parametro di riferimento l’indice MSCI Europe e vedrò, per il periodo che desidero, se il gestore è stato o meno più bravo del benchmark, ovvero se le sue scelte di titoli sono state più o meno efficaci di quanto non sia stato comprare tutte le maggiori azioni europee senza discriminazione.

Se invece valuto la qualità di un Etf, dovrò misurare non tanto se è andato meglio del benchmark, ma quanto pedissequamente lo ha “copiato”.

L’Etf infatti dovrebbe avere come peculiarità quella di imitare fedelmente l’indice cui fa riferimento. Più se ne distacca (in + o in -) peggio è.

La composizione del benchmark di un prodotto ci dà anche un’idea preventiva di come sarà composto all’interno il portafoglio e di quali componenti di rischio intende sfruttare per fare rendimento.

Ad esempio, un fondo bilanciato che avesse come benchmark:

 FTSE MTS Ex-Bank of Italy BOT GR EUR 25.000% + 

BofAML Euro Large Cap Corporate GR EUR 15.000% +

JPM EMU GR EUR 20.000% +

JPM GBI Global GR EUR 30.000% +

MSCI EMU NR EUR 10.000% 

ci direbbe che intende investire in azioni, sì, ma in modo molto prudente, tenendosi sempre non molto distante da una presenza in portafoglio del 10% di titoli azionari. Per il resto comprerà obbligazioni, europee e extra europee, bond di aziende e Bot.

Queste informazioni sono in genere facilmente reperibili e comunque sono sempre contenute nel KIID del prodotto, che salta fuori da Google digitando  il nome o il codice ISIN dello stesso.

Chi acquista questo fondo sa che in un giorno di particolare trauma per i mercati azionari, ad esempio con una perdita del 10%, il suo fondo potrà perdere al massimo l’1/1,5%.

Stessa cosa dicasi riguardo ad un potente rialzo. Se il mercato guadagnasse in un giorno il 10%, il risparmiatore possessore delle quote potrà aspettarsi una rivalutazione dell’1/1,5%, non di più!

Benchmark

A ognuno il suo Benchmark

Un’applicazione molto concreta e molto utile del concetto di Benchmark è quella che consente di applicarlo non solo ai prodotti, ma direttamente allo stesso risparmiatore.

Ognuno di noi ha determinate caratteristiche caratteriali ed emotive, i propri personali obiettivi da raggiungere, il proprio assetto lavorativo, il proprio suocero o suocera brontolone, ecc…

Per questo ognuno di noi dovrebbe avere un Benchmark, ovvero un parametro di riferimento del portafogli finanziario al quale attenersi con cura, perché spostarsi da quel parametro significherebbe trovarsi in terra straniera, in un ambiente poco confortevole.

L’aiuto del consulente

Il compito principale del Consulente finanziario, in questo ambito, è quello di aiutare il risparmiatore a definire e focalizzare un proprio benchmark, coerente con gli obiettivi (sempre ambiziosissimi) e la propensione al rischio (sempre bassissima) del cliente.

Una volta individuato questo essenziale compromesso, sta al consulente proporre un Benchmark, quindi un mix di indici sui quali parametrare il portafoglio.

Una volta individuato, ad esempio, un semplice Bmk 75-25, quindi un parametro composto per il 75% dall’indice JPM Global Bonds (obbligazioni internazionali) e per il 25% MSCI World (azioni internazionali), il portafoglio che verrà proposto dal consulente sarà coerente col benchmark, quindi ad esempio conterrà circa un 25% di azioni.

Il benchmark, insomma, d’ora in poi ricoprirà, per così dire, il ruolo della lepre nella corsa dei cani!

L’obiettivo ideale sarebbe quello di avere un rischio < o = al Bmk con un rendimento almeno = o possibilmente > del Bmk.

La manutenzione del portafoglio col Bmk

Per ottenere l’obiettivo si può pianificare se discostarsi dal Bmk e di quanto (es. + o – 5% di azioni) e per quanto tempo.

Si può stabilire se “ribilanciare” il portafoglio a seguito di movimenti di mercato che ci allontanano dal Bmk.

Se le azioni sono molto salite, si possono vendere piccole porzioni per ricreare l’assetto originale, o, viceversa, comprare azioni se la parte azionaria è scesa troppo.

In questo modo si finirà spesso per vendere “alto” e comprare “basso”, che è esattamene ciò che va fatto per guadagnare!

Il Giudizio

Dopo alcuni anni dall’adozione del Benchmark, il risparmiatore ha tutte le carte in mano per poter giudicare il lavoro del proprio consulente e dei prodotti finanziari che ha sottoscritto.

Se il portafoglio è stabilmente meno redditizio del benchmark, il risparmiatore è legittimato a chiederne spiegazione.

Viceversa, se il portafoglio rende come il benchmark, magari avendo mantenuto un livello di rischio (volatilità) più basso, il consulente si è guadagnato a buon diritto la bottiglia di spumante o la cesta di dolci che abitualmente gli regalate a Natale!

Insomma, ogni risparmiatore dovrebbe sapere prima di tutto , non tanto quali sono le caratteristiche dei vari prodotti che ha,  ma quali sono le SUE caratteristiche e qual’ è il suo personale Benchmark.