Oggi cercherò di fare una specie di “punto nave” sulla situazione economica e finanziaria dell’Italia a poco più di un anno dallo scoppio della pandemia.

In questi giorni è uscito il rapporto OCSE “Going for Growth 2021 che contiene una visione generale delle economie dei maggiori paesi, la raccolta delle tendenze più importanti e le raccomandazioni dell’organizzazione per il futuro (un’efficace sintesi qui).

Inoltre il 15/4 scorso è stato approvato dal Governo il Documento di Economia e Finanza (Def) che da l’indirizzo della finanza pubblica per i prossimi mesi, oltre a fissare, quasi in tempo reale, un quadro “ufficiale” della situazione del Paese.

Penso che una piccola riflessione sulle condizioni della finanza pubblica e del bilancio dello Stato siano utili a questo punto, anche alla luce di due elementi importanti:

  1. Mai nella storia si è avuta una tale massa di risorse finanziarie ferme sui conti correnti degli italiani. Si parla di circa 1.752 miliardi di Euro.
  2. Tra pochi giorni il Tesoro inizierà il collocamento della terza edizione del BTP denominato “FUTURA”, questa volta con durata 16 anni, destinato esclusivamente ad un pubblico retail, ovvero ai privati cittadini.

Iniziamo con le stime del Governo sui conti pubblici (traggo i dati dall’articolo del Sole 24Ore del 16/4/2021 pag. 3) :

PIL

Il Prodotto interno Lordo corrisponde a quanto si produce in un anno nel nostro paese. Quindi costruzioni, macchinari, prosciutti, servizi assicurativi, ecc.  che al Primo gennaio non c’erano e che al 31 dicembre invece sono stati creati dallo Stato o dai privati. Nel 2020 il Pil italiano è sceso dell’8,9% rispetto all’anno precedente.

Nel 2021, secondo il Def, risalirà del 4,5% e nel 2022 del 4,8%.

Prima del 2023, se tutto va bene, non torneremo sui livelli del 2019.

Queste stime, come vedremo tra poco, sono molto importanti, perché sul Pil, tra l’altro, si misura la capacità dell’Italia di onorare i propri debiti e di contrarne di nuovi.

Italia 2021

Una leva fondamentale per aumentare il Pil è quella della PRODUTTIVITA’. Quanto più il sistema Italia riesce a trasformare le risorse disponibili in Pil, quanto più è “produttiva”, tanto meno preoccupano debito e deficit.

Purtroppo per noi, negli ultimi 20-30 anni, l’Italia è agli ultimi posti in Europa in questa specialità, a causa di molti fattori.

Una degli scopi per cui è stato concepito il Recovery fund è quello di permettere investimenti straordinari su quegli strumenti che consentano di aumentare la produttività del Sistema Italia.

Debito Pubblico

Quest’anno toccheremo la quota record del 159,8% del Pil. Mai nella storia recente del nostro paese si era arrivati a questi livelli. Il debito aveva varcato quota 160% subito dopo la Prima guerra Mondiale, nel 1921, 100 anni fa!

Questo debito è quello accumulato dallo Stato nel corso degli anni. In grandissima parte corrisponde a titoli di Stato emessi dal Tesoro e sottoscritti da privati e istituzioni italiane ed estere, in cambio di un tasso di interesse.

Se si parlasse di una famiglia, corrisponderebbe al debito contratto anni fa e non ancora restituito, come ad esempio un mutuo per la casa o uno scoperto di conto corrente da cui non si è ancora rientrati.

Il paragone col Pil è importante, perché mette a confronto il monte del debito con quanto il Paese riesce a produrre, tra l’altro utilizzando anche quel debito (è il famoso concetto di debito BUONO e CATTIVO, caro al Presidente Draghi!).

Per capirsi, non è importante la cifra totale del debito, ma quanto “stazza” in rapporto a ciò che si produce.

Se la famiglia Rossi ha un debito di 100 mila Euro, ma ne fattura 200 mila l’anno, il direttore di banca è felice di averle prestato i soldi per la casa più grande. Se ne fattura 10.000, il direttore è un po’ più preoccupato!

Deficit

E’ il differenziale che purtroppo si crea di anno in anno tra i soldi che lo Stato incassa e quelli che spende. Se si crea un Deficit, questa somma va ad alimentare il monte del Debito Pubblico.

Nel 2021, per ora, il Def prevede un deficit dell’11,8% del Pil. Anche questo è un record.

Oltre agli “scostamenti” prodotti finora, il Governo ha previsto un nuovo deficit per ulteriori 40 miliardi, che serviranno per sostenere famiglie e imprese colpite dalla Pandemia.

Del Deficit fanno parte anche gli “interessi passivi”, ovvero ciò che lo Stato paga ogni anno ai possessori di BTP.

Per questo motivo i tassi di interesse bassi di questo periodo, per lo Stato, sono una buona notizia.

Italia 2021

Le Raccomandazioni dell’Ocse

Per quanto concerne l’Italia, l’Ocse consiglia di sfruttare al meglio le risorse che ci arriveranno dall’Europa con il piano Next Generation Eu.

Questi soldi andranno impiegati, attraverso il vaglio della Pubblica Amministrazione, in Green Economy,  infrastrutture, istruzione, sanità, ecc. contribuendo in maniera decisiva a migliorare la produttività generale, quindi ad aumentare il Pil, quindi ad onorare il debito.

Purtroppo però, a sua volta,  la nostra PA è tra le meno produttive d’Europa, quindi tra le cose più urgenti da mettere in pista c’è una riforma radicale dell’amministrazione dello Stato, sulla cui efficienza poggia tutto il sistema di distribuzione delle risorse.

Tra le altre raccomandazioni, l’OCSE indica un riordino della politica fiscale. Uno dei vulnus più gravosi del sistema fiscale italiano, infatti, è l’eccessiva tassazione sul lavoro e sulla produzione (peraltro evasa in vasti settori del mercato) e la più modesta tassazione sul patrimonio (più complessa da evadere). Tra l’altro, l’OCSE raccomanda la reintroduzione dell’IMU sulla prima casa (evidentemente nessun membro dell’OCSE ha in animo di candidarsi alle elezioni italiane!).

Insomma…

Questo è un quadro (approssimativo e sommario) della situazione italiana all’Aprile del 2021.

Come si vede, ci sono forti motivi di preoccupazione per la sostenibilità dei conti dello Stato e per la possibilità, che non ci verrà offerta per molto, di sfruttare l’aiuto europeo.

A rendere più tranquilli i grandi enti internazionali che ci prestano più della metà delle risorse di cui abbiamo bisogno sono questi 2 elementi:

1) L’Italia è in Europa e gode della “copertura” della Banca centrale Europea, che compra gran parte del suo debito e continuerà a farlo ancora per un po’ di tempo.

2) Gli italiani hanno un patrimonio privato di quasi 10 mila miliardi di Euro, di cui circa 4.500 liquidi, di cui 1.752 (appunto) fermi sui c/c in attesa di impiego. Il resto sono in immobili, all’occorrenza ulteriormente tassabili con facilità.

Tirando un po’ le somme, quindi, negli anni a venire ci aspettano, certamente:

  • Rimodulazioni della tassazione che penalizzeranno chi possiede, a vantaggio di chi produce
  • aumento del gettito fiscale dal settore immobiliare (in un modo o nell’altro!)
  • prosecuzione di emissioni di titoli di stato ad hoc, create per convincere gli italiani a prestare allo Stato almeno una parte delle risorse che hanno sul c/c.

Chi si appresta a valutare un’investimento di lungo termine (16 anni) nel BTP FUTURA deve pesare in modo adeguato tutti questi fattori.

La domanda che il risparmiatore dovrebbe porsi è se vale la pena, per un tasso che è solo leggermente superiore (nella migliore delle ipotesi e se detenuto fino a scadenza) a quello di un normale BTP di pari durata, assumendosi però l’onere di bloccare il capitale per 16 anni nel debito di un emittente così fragile.

Tutto questo, naturalmente, al netto dell’aspetto patriottico.

W l’Italia!