Eccoci al QUARTO PILASTRO del nostro edificio, al quarto elemento che non può mancare in un progetto coerente di risparmio a medio-lungo termine: la DIVERSIFICAZIONE.

E’ certamente banale, ma come primo elemento di definizione, citerei l’adagio: “Non mettere tutte le uova nello stesso paniere“,

Scontato ma poco applicato.

Se per ogni volta che ho visto un portafoglio NON diversificato mi avessero dato 100€, mi potrei permettere di farmi la piscina in giardino con quanto accumulato!

“Ah, io compro solo BTP, sono tranquillo così!”… e non è la peggiore:

“Io ho tutte obbligazioni della Cassa XXXXX, ma ho diversificato! Un po’ sono a tasso fisso, un po’ a tasso variabile!” mi disse una signora con un minimo di sicumera.

Alcuni anni fa un signore chiamò in una trasmissione radiofonica per raccontare che aveva investito tutti i suoi risparmi, circa 200 mila euro, in azioni di una banca che poi è fallita, prosciugando i suoi averi. Il conduttore (giornalista di noto quotidiano economico italiano) trovò più utile condurre una lamentazione sulle inadempienze della vigilanza bancaria in Italia, che chiedere al malcapitato come cavolo gli era venuto in mente di investire tutti i suoi soldi in quel modo! Se non altro sarebbe stata un’utile lezione sulla DIVERSIFICAZIONE!

Al netto di aneddoti “estremi” (meno di quanto si possa pensare!), ecco alcuni criteri tra i più comuni per stabilire se il proprio portafoglio sia diversificato o meno:

Diversificazione GEOGRAFICA

Se decido di comprare azioni, che non siano tutte italiane! L’Indice azionario italiano rappresenta una piccola, minuscola fettina dell’Indice azionario mondiale (il MSCI WORLD). Non si va oltre 1% della capitalizzazione totale delle borse. La borsa italiana è infarcita di banche, che nell’ultimo decennio sono andate molto male, e povera di aziende tecnologiche, che invece hanno ben performato.

Inoltre il nostro è un paese nel quale la politica continua ad influenzare in maniera pesante molte importanti decisioni in ambito finanziario e borsistico. Questo aspetto incoraggia la speculazione su fusioni, acquisizioni, uscite improvvide di ministri avverse a questo o a quello ecc., ma scoraggia l’investimento di lungo termine nelle principali aziende italiane.

MSCI World vs Ftse Mib dal 1/2007 a oggi. 100 € sarebbero diventati 243. Sulla borsa italiana sarebbero 42

Chi acquista SOLO BTP (titoli di stato a lungo termine italiani) finge (probabilmente per inerzia) di non sapere che presta soldi ad uno degli stati più indebitati al mondo (160% del PIL).

DIVERSIFICAZIONE X ASSET

Al netto del caso degli acquirenti compulsivi di immobili, categoria che un mercato ed una tassazione avversi si stanno incaricando di far rinsavire, sono molti i risparmiatori che acquistano ciò che è più facilmente disponibile, senza preoccuparsi troppo del livello di rischio complessivo del loro portafoglio. Buona regola è non eccedere, appunto, con gli immobili e tenere le azioni sotto un livello che definirei di “sopportazione del dolore”.

Attenzione anche agli investimenti che prevedono una cedola, gratificante sul breve termine, ma deleteria, se non reinvestita, sul lungo. Nella mia ormai lunga carriera ho visto pochissimi risparmiatori che si incaricavano di reinvestire le cedole dei propri BTP. Chi non lo fa decurta in maniera radicale il montante finale a causa dell’erosione di inflazione e costi vari.

Si ricordi che per uno Stato un modo per far scendere l’onere del proprio debito nel lungo termine é quello di creare inflazione! Se lo Stato vince, in questo caso il risparmiatore perde!

DIVERSIFICAZIONE PER VALUTA

Ci troviamo nell’area euro, una delle monete più solide al mondo, è vero! Ma nei momenti critici, quando i mercati ballano, ci sono monete cui gli investitori ricorrono come si va verso un porto sicuro durante una tempesta. Sarebbe sciocco privare parte del proprio portafoglio di questa opportunità. Ed è saggio farlo tramite gestori professionali.

DIVERSIFICAZIONE TEMPORALE

Nessuno obbliga nessuno, una volta stabilito quanto, ad esempio, voglio investire in azioni, a farlo tutto in una volta. Con gli strumenti a disposizione, è possibile dilazionare l’ingresso in mercati rischiosi e programmare l’esposizione voluta in un dato tempo, il tutto a costi ridicoli.

Allo stesso modo, è inutile e spesso dannoso investire troppo del proprio patrimoni in strumenti a breve termine e immediatamente realizzabili. Semplicemente si perdono delle opportunità derivati da impegni finanziari più a lungo termine.

Di contro, attenzione a non sottoscrivere contratti con penali di uscita per una parte troppo importante del patrimonio, in modo da poter fare fronte ad un imprevisto senza eccessivi oneri.

DIVERSIFICAZIONE X GESTORE

Una volta che, come è consigliabile, si sia deciso di delegare la gestione a investitori professionali di una parte importante del patrimonio, è opportuno acquistare prodotti gestiti da diverse “fabbriche”, in modo da godere della diversità di visione che i vari teams di investimento esprimono e delle idee originali che possono mettere in campo. Non è raro infatti che in una data società di gestione X, molti prodotti si uniformino alla “visione” di mercato della società, riducendo di fatto la diversificazione.

Utilizzare diverse società di gestione dà modo di accedere a “visioni” diverse.

Se il vostro portafoglio ha passato indenne tutti questi esami, vuol dire che avete fatto un buon lavoro e probabilmente godete già dei benefici di una corretta diversificazione.

Se non è così, è possibile che ci sia qualcosa da rivedere, magari con una certa sollecitudine, prima che i mercati si incarichino di presentare il conto.