Oggi voglio volare alto. Ogni tanto è utile alzare lo sguardo.

La copertina dell’Economist del 16 gennaio titola “I ruggenti anni ’20- Verso una nuova era di innovazione”.

Wow! Che boccata d’ossigeno in questi tempi bui!

Stranamente sui media italiani non si parla quasi mai di queste cose.

L’editoriale iniziale sostiene che questo potrebbe essere uno di quei momenti nella storia in cui si gettano le basi per un balzo nella produttività del lavoro e, a cascata, per un salto di paradigma negli standard di vita delle persone.

 

Volare alto

Questa convinzione poggia essenzialmente su alcuni promettenti sviluppi tecnologici che stanno facendo intravvedere possibilità entusiasmanti.

Utopie e distopie

Ad esempio la tecnologia su cui si basa l’incredibile velocità di realizzazione dei vaccini contro il Covid 19 e, più in generale, i recenti sviluppi nel campo della biologia sintetica, che faciliteranno la lotta alle malattie, gli sviluppi nella genetica e anche, più prosaicamente, la fabbricazione della carne artificiale (gli allevamenti intensivi di bovini, suini e pollame sono oltre che eticamente discutibili, anche grandi inquinatori)

Enormi passi avanti si stanno compiendo nel mondo della robotica e dell’intelligenza artificiale.

A Phoenix , in Arizona, circolano già taxi a guida automatica

Il calo dei prezzi di produzione delle energie rinnovabili ne ha reso più conveniente l’utilizzo, anche se ancora non siamo al punto di svolta in cui le energie pulite saranno meno costose degli idrocarburi. Ma ci arriveremo.

La stessa lotta per la supremazia tecnologica tra le due grandi superpotenze, gli USA e la Cina, probabilmente stimolerà una concorrenza virtuosa in molti settori scientifici e tecnici.

D’altra parte nel corso della Storia sono sempre state le avversità a spingere le società verso un reale progresso.

Leggere di queste innovazioni indubbiamente infonde entusiasmo e coraggio, ma è anche utile non farsi prendere dalla hybris e mantenere un approccio prudente.

Tra chi ha provato a vedere nel futuro, basandosi su ciò che si osserva nel mondo attuale, ha riscosso una certa attenzione lo storico Yuval Noah Harari, che in alcuni suoi libri ha delineato i pericoli di un avvenire nel quale queste grandi innovazioni tecnologiche saranno a disposizione di élite sempre più ristrette e dalle possibilità economiche, culturali e perfino fisiche superiori, mentre sacche sempre più larghe della popolazione saranno lasciate a loro stesse in preda a media ossessivi, frustrazione, obesità, psicofarmaci e droghe sempre più diffusi.

Volare alto

La differenza tra uno scenario di rapido progresso di tutta la società e la visione agghiacciante di Harari sta nel numero di persone che saranno messe nelle condizioni di godere dei frutti dell’innovazione tecnologica. Tutto qui!

Il senso, il significato, la ragion d’essere dell’economia e della politica dei prossimi anni saranno legati a questo tema.

Farsi prestare i soldi dai figli

Se i progressi nella cura delle malattie, nell’istruzione e nel miglioramento della qualità della vita saranno a disposizione di tutti, come ad esempio sta accadendo con la vaccinazione di massa contro il Covid, è probabile che vedremo questi anni terribili come l’inizio di un nuovo modo di vivere e prosperare insieme.

Coloro che avranno nelle proprie mani le leve della finanza e della politica nel prossimo decennio, i governi dei paesi più ricchi, dovranno prendere decisioni su questi temi fondamentali. Difficilmente infatti una discriminazione, un “Divide” sui temi tecnologici tra coloro che hanno accesso all’innovazione e coloro che non ce l’hanno potrà essere colmato. Chi rimanesse fuori, sarebbe destinato ad una condizione subalterna, inferiore.

Per questo non possiamo sottostimare l’importanza di iniziative come quella intrapresa dall’Unione Europea con il “Next Generation EU”, che va proprio, in ultima analisi,  nella direzione di rendere il più possibile “democratico” l’accesso all’innovazione per i nostri figli.

Come sottolinea Ferruccio De Bortoli in un recente articolo, le cui parole sposo completamente, è necessaria una piena presa di responsabilità da parte di chi dovrà prendere decisioni su come investire questi soldi. La maggior parte di questi fondi (circa 130 miliardi su 209) sono prestiti da restituire tra 30-40 anni, quindi è come se chiedessimo un prestito ai nostri stessi figli.

Utilizzare queste risorse con superficialità o per interessi particolari sarebbe molto più che un’occasione persa. Sarebbe un crimine contro i nostri figli!

Siamo di fronte ad anni cruciali, a decisioni importanti. Non possiamo sbagliare.

DOBBIAMO volare alto!