Questo articolo si occupa di Pianificazione patrimoniale o, se vogliamo, di passaggio generazionale.

Chi non possiede niente, liquidi o immobili, o non è erede di qualcuno che possiede attualmente liquidi o immobili o prevede che non possiederà mai in futuro liquidi o immobili, può tranquillamente smettere di leggere!

Siete ancora lì? Me lo immaginavo…

In realtà, ovunque nel mondo sviluppato, ma in particolare in Italia (popolazione in rapido invecchiamento, alta propensione al risparmio, grande diffusione della proprietà immobiliare) è veramente difficile trovare qualcuno che non sia stato o non sarà prima o poi coinvolto in un passaggio generazionale di ricchezza.

In particolare, questi temi coinvolgono oggi la generazione dei cosiddetti “Baby Boomers“, ovvero coloro che sono nati durante il Boom economico degli anni ’60 e che ora si trovano nell’età matura, tra i 50 e i 60-65 anni.

Etichette sociologiche…

Qualcuno comincia, a proposito di nomignoli o etichette, a chiamarla “Generazione Sandwich“, perché si trova schiacciata tra una generazione di genitori la cui vita media è aumentata e migliorata in termini di qualità grazie al repentino progresso della medicina e della sanità pubblica, e la generazione dei propri figli, che potremmo definire “Nativi digitali”, con tutto ciò che ne consegue.

Insomma abbastanza vecchi da sapere cos’è un macchina da scrivere o come si ascolta un vinile, non abbastanza giovani per postare video ammiccanti su Tik Tok!

Al netto di evidenti problematiche esistenziali e psicologiche che ci (ho 53 anni) coinvolgono, questa generazione condivide anche, appunto, un enorme problema di passaggio generazionale.

Capita infatti che il Baby Boomer sia chiamato a gestire, solo ora, un patrimonio proveniente dai genitori deceduti o divenuti incapaci.

Capita che genitori molto avanti con l’età non vogliano ancora condividere la gestione del patrimonio con i figli 50/60enni.

Capita infine che il distacco generazionale coi propri figli sia tale da ostacolare una condivisione piena della gestione del patrimonio di famiglia, portando spesso alla reiterazione degli errori di cui si accusano i PROPRI genitori.

Tutto ciò ha delle conseguenze, anche molto costose.

Mi limiterò a declinare sotto forma di punti alcuni di quelli, che per la mia esperienza, sono temi da tenere in grande considerazione nella gestione personale e familiare dei passaggi di ricchezza, non tanto riguardo ai beni (soldi, immobili, ecc.), quanto soprattutto alle persone coinvolte:

DONNE

Come si sa, sono molto più longeve dei maschietti. Inoltre le tendenze demografiche ci dicono che sono in vertiginoso aumento le famiglie Monocomponente, ovvero le persone che vivono da sole, a seguito di scelte, separazioni o eventi luttuosi.

Purtroppo però, come confermato da una recente interessante ricerca (“I troppi stereotipi che allontanano le donne dal mondo del risparmio” Il Sole24Ore 27/4/2022, pag. 12), il RUOLO auto-PERCEPITO da molte donne, nonché dai loro uomini e dall’ambiente sociale circostante, NON prevede che esse si occupino della gestione dei risparmi e del patrimonio.

 

Il ruolo economico della donna è (ancora) limitato alla gestione della casa e poco altro. Non viene coinvolta nelle scelte strategiche, né tantomeno nella gestione del patrimonio.

Il risultato, spesso molto doloroso, è che molte donne ultra 50enni si trovano improvvisamente sole a dover fare delle scelte patrimoniali importanti senza avere il minimo retroterra di conoscenze e/o esperienza in materia, soggette alle profferte maliziose di un mercato per sua natura predatorio.

Il rischio di affidarsi a consigli interessati è spesso troppo alto come anche la probabilità di fare una rapido e costoso percorso di apprendimento sulla propria pelle.

Quindi?

Quindi è essenziale che, nell’interesse di tutti, mariti, mogli, figli, compagni, ecc. le donne affrontino per tempo dei percorsi di educazione finanziaria, vengano coinvolte da padri e mariti nelle scelte patrimoniali e si rendano consapevoli anche di aspetti che loro per prime ritengono di non poter affrontare. Quindi mai più:  “…Ah, io non ci capisco nulla! Si occupa di tutto mio marito!…”

GENITORI ANZIANI

Per fortuna, la durata di vita media si è molto allungata. Capita quindi sempre più spesso che persone di 50/60 anni siano pesantemente condizionate nelle loro scelte da genitori ancora in grado di farsi rispettare. Non fraintendetemi: tutto ciò è molto positivo.

Ma come capita spesso, può avere anche aspetti potenzialmente pericolosi per il patrimonio.

Persone nate negli anni ’40 e ’50 sono spesso state in grado di generare, tipicamente negli anni ’70/’90,  patrimoni finanziari e immobiliari, talvolta anche consistenti.

Questo, da un lato, conferisce loro un’autorità incontrastata su un patrimonio che loro stessi hanno creato. Dall’altro lascia i figli, appunto i Baby Boomers, intimoriti ed anche un po’ succubi rispetto a genitori molto motivati nelle loro scelte e prodighi di “buoni” consigli patrimoniali.

Le difficoltà stanno, in questi casi, nel prendere atto, genitori e figli, che il mondo è radicalmente cambiato rispetto, ad esempio al 1985. Reiterare le stesse scelte che allora hanno avuto successo, nel mondo attuale rischia di essere controproducente, come abbiamo visto varie volte.

Le conseguenze di questo particolare fenomeno sulla gestione patrimoniale sono tipicamente 2:

a) Eccessiva esposizione sul settore immobiliare

b) Diffidenza nei confronti dei mercati, che si traduce nella ricerca ossessiva di strumenti a capitale protetto, garantito, senza rischi, ecc. e nell’eccessiva giacenza di liquidi sui conti correnti.

Entrambe queste tendenze, come abbiamo visto più volte, hanno conseguenze importanti sul mantenimento e la gestione del patrimonio di famiglia, specie nell’ottica non delle settimane, ma dei decenni!

FIGLI

Tipicamente i figli dei Baby Boomers hanno un’età compresa tra i 18 ed i 35 anni.

Normalmente spaventano a morte i propri genitori con idee e progetti giudicati improvvidi, hanno vite e mentalità incomprensibili per chiunque abbia più di 40 anni ed in genere il loro rapporto col denaro viene giudicato a dir poco malsano da coloro che li hanno generati e nutriti finora.

Tutti questi motivi fanno sì che spesso si cerchi di tenere il più possibile lontani i propri figli dal patrimonio familiare, allo scopo di proteggere lui (il patrimonio) e loro (i figli).

Capita così che, in momenti in cui sono già particolarmente vulnerabili (dopo un evento spiacevole e improvviso che coinvolge uno dei genitori, ad esempio), i poveretti si vedano proiettati in un circo mesto, ma frenetico, fatto di notai, avvocati, consulenti, impiegati del fisco, geometri, creditori, pretendenti, ecc., senza sapere, senza capire granché.

Vincere le resistenze e coinvolgere i figli in un percorso di educazione, di conoscenza e condivisione dei temi patrimoniali è spesso molto meno rischioso e molto più proficuo che lasciarli ostinatamente all’oscuro di tutto fino all’ultimo.

Senza contare che sottoporre le proprie convinzioni e metodiche al vaglio di qualcuno che vede il mondo da un angolo di 25/30 anni più giovane del nostro potrebbe rivelarsi un’ottima idea!