Sembra la cosa più naturale di questo mondo, no?

Non parlo della mancetta settimanale o del “contributo” all’acquisto dell’ultima, imprescindibile, console per videogiochi.

Intendo, ad esempio, il contributo all’acquisto di una casa, o l’aiuto per investimento iniziale in un’attività.

Il passaggio di denaro tra padri e figli, finalizzato a dare una mano a questi ultimi per “sistemarsi”, è il momento in cui si concretizzano spesso anni di sacrifici e di buoni propositi.

Tanto è vero che questo atto, ossia il dono di una cifra più o meno congrua ad un figlio,  oltre che naturale, viene considerato dai più come innocuo e totalmente privo di conseguenze.

Purtroppo, ahimè, non è così.

Non ho intenzione di affrontare la questione con un taglio accademico o giuridico. Non ne sarei capace e ci sono fonti molto più attendibili del sottoscritto, disponibili anche in rete e gratis.

Vorrei solo fornire degli spunti di riflessione, derivati dall’esperienza operativa, a chi ritiene, appunto, naturale ed innocuo il gesto di donare 100 o 200 mila euro al proprio discendente.

Passerò quindi in rapida rassegna alcuni motivi per cui queste operazioni meritano una certa attenzione ed in particolare la consultazione di un professionista, ad esempio un commercialista o un legale, o, meglio, un notaio.

  1. Evitare liti successorie tra figli.
  2. Evitare problemi coniugali ai figli
  3. Evitare problemi fiscali ai figli

Come si vede, capita spesso che per fare del bene a qualcuno si rischia di procurargli dei danni.

In particolare capita SPESSISSIMO che un genuino moto di generosità di un genitore nei confronti di un figlio, magari al momento avallato dagli altri eredi in pectore, si risolva in una fragorosa lite familiare, o peggio, in un ricorso al tribunale da parte di qualcuno.

  1. Le donazioni in caso di eredi multipli

La DONAZIONE di denari o immobili ai figli è regolata da specifiche norme del codice civile. Spesso i problemi sorgono quando il donante viene a mancare e ci sono diversi eredi tra cui spartire le sue sostanze. Un’eventuale asimmetria tra i beni ricevuti può provocare risentimenti e recriminazioni o, peggio, cause per la lesione della quota di Legittima o revocatorie di donazioni effettuate in vita. Una corretta Pianificazione Successoria limita al massimo questo tipo di problemi.

2. Problemi coniugali dei figli

Capita spesso, quando due giovani si sposano o decidono di andare a convivere, che i rispettivi genitori si muovano, a volte convulsamente, in una gara di generosità (e con lo scopo recondito di poter coccolare il prima possibile un bel nipotino/a), per procurare un “nido d’amore” alla coppia.

Purtroppo però le statistiche e l’esperienza ci dicono che moltissime unioni si risolvono in rotture più o meno traumatiche.

E qui iniziano i problemi: ad esempio, in caso di  successiva separazione, diventa difficile stabilire cosa è stato comprato con il denaro di chi e quanto è stato il contributo specifico dei genitori di ognuno per l’acquisto di un bene.

comprare casa al figlio

Nel caso ad esempio di un matrimonio in comunione dei beni, tutti i valori che entrano nelle disponibilità della coppia fino alla separazione si presumono attribuiti al 50% tra i coniugi.

La rottura del rapporto comporta, in questo caso, che in sede di divisione, la richiesta di risarcimento per  l’acquisto di un’immobile  con i soldi derivati da una donazione indiretta dei genitori del coniuge 1  sia molto complessa da far valere nei confronti del coniuge 2.

Per non parlare poi delle cosiddette “unioni di fatto”, oggetto di una recente normativa, che se non accudite con attenzione rischiano, ad esempio in caso di decesso di uno dei due protagonisti, di rendere la vita del superstite ancora più complicata.

E’ opportuno quindi, accantonando i romanticismi del caso, chiarire la situazione prima che un’eventuale rottura della coppia renda il tutto confuso e precario.

3. E il fisco?

Eh già! Tutto ciò che aumenta in maniera improvvisa il patrimonio di un contribuente, specie se costui non può dimostrare di averla acquisito grazie al proprio lavoro (diciamo un ammontare superiore del 20% al proprio fatturato annuo) diventa potenzialmente oggetto della fastidiosa attenzione dell’Agenzia delle Entrate.

La franchigia per l’imposta di donazione ai figli è posta (per ora!!!) ad un livello, direi, elitario, di 1 milione di euro. Tutto ciò che, in forma liquida e non, viene trasmesso al discendente e finché sta sotto il milione è esente da tassazione.

comprare casa al figlio

Quindi anche la donazione di un importo di, diciamo, 100.000 euro dal padre alla figlia per acquistare casa è privo di conseguenze. Però…

C’è un però. Se, in sede di accertamento successivo sui redditi della figlia, magari per appurare che questi 100.000 euro non sono frutto di proventi in “nero”, l’agenzia delle entrate chiede ragione di questo incremento di reddito, l’opporre un generico “me li ha dati papà per comprare casa” NON è sufficiente! (Io direi “ me li ha dati babbo”, ma ciò non migliorerebbe le cose)

Per evitare problemi è opportuno che almeno sul bonifico di trasferimento dei soldi si faccia riferimento all’acquisto dell’immobile della figlia.

Lo Stato infatti in questo caso dovrebbe “accontentarsi” dell’imposta di registro generata dal passaggio di proprietà immobiliare e non avanzare ulteriori pretese su questi soldi (“Imposte di donazione sulle liberalità con bonifico” IlSole24ore del 26/03/2021 pag. 39)

Come si vede, spesso, da un semplice gesto “naturale” può scaturire l’apertura di un “vaso di Pandora” di conseguenze potenzialmente nefaste.

In tutti questi casi comunque un’informazione preventiva e una corretta pianificazione del patrimonio hanno il potere di arginare gran parte degli inconvenienti.

Coinvolgere il Consulente finanziario in una discussione sulla pianificazione del patrimonio, insieme agli altri professionisti menzionati, fa emergere spesso soluzioni alternative e “compensative” per molte di queste problematiche.