Attenzione! Alcune parti del seguente articolo potrebbero risultare, per qualcuno, irriverenti, canzonatorie o anche vagamente irrispettose. Non sprecherò certo righe preziose per smentire questo tipo di impressioni.

Parlerò del Professor Beppe Scienza, esimio MATEMATICO.

Chiarisco subito che invece io sono un umile consulente finanziario, anzi, come puntualizza il professore, un “venditore porta a porta”.

Alcuni giorni fa mi è capitato di leggere un articolo pubblicato sul blog che il Professor Scienza, “Esperto di risparmio e previdenza”, tiene sul sito del Fatto Quotidiano (nientemeno!).

In questo articolo, l’eminente scienziato si occupa dei Piani di accumulo, argomento che, come sapranno i miei 25 lettori, mi è molto caro.

Ovviamente lo fa con la sobrietà, il tatto ed il rispetto per le professionalità altrui che contraddistinguono il suo stile ormai da anni.

Egli infatti era un tempo abbastanza noto nel campo della pubblicistica finanziaria per le sue tesi estremamente critiche nei confronti del sistema bancario e degli intermediari finanziari in genere.

Chiariamo subito! Criticare le istituzioni bancarie e finanziarie di questo paese è piuttosto facile, quindi molte delle tesi propugnate dal Rettore Scienza sono fondate, anzi fondatissime.

Non parliamo poi dell’informazione finanziaria, che spesso è largamente approssimativa (specie sul web) e sovente in odore di conflitto di interessi.

Finché le critiche sono precise e puntuali, ovviamente, sono benvenute. Quando si scade nelle generalizzazioni superficiali, grossolane ed offensive, meno!

Leggendo l’articolo, si ha l’impressione (ma è solo un’impressione, eh!) di trovarsi di fronte ad un critico a prescindere, affannato nel tentativo di trovare argomenti inesistenti e pretestuosi per fare un po’ di chiasso, visto che i consigli di investimento che generosamente propala ai suoi discepoli plaudenti (?) sono, da alcuni anni, privi di ogni tipo di gratificazione economica per i suddetti seguaci.

Infatti consigliare oggi investimenti quali i Btp o alcuni prodotti postali significa dover spiegare al risparmiatore che per decenni otterrà una remunerazione reale (quindi sottratta l’inflazione) ampiamente negativa. Capisco che non sia facile!

L’impressione si trasforma in dubbio inquietante quando si scopre che l’Accademico ha in uscita un libro (dopo vari anni dalla pubblicazione della sua precedente fatica editoriale, in verità) e che, in guisa di suoi illustri pari-grado virologi, potrebbe (forse) avere la tentazione di “spararle grosse” per ricavarsi un piccolo spazio di notorietà.

Ma andiamo al sodo…

Parlando di azioni, in altri articoli Monsignore indica come parametro l’indice Msci World. Si dimentica però, in questo caso, di spiegare come il comune cittadino possa accedere alle importanti performances di tale indice senza utilizzare un fondo comune, una sicav o un Etf.

Tali strumenti sono infatti respinti in toto da Sua Eminenza in quanto prevedono l’applicazione di una (più o meno) ampia COMMISSIONE (!!!!) che intermediari senza scrupoli si intascherebbero alle spalle dell’ignaro investitore.

Purtroppo nell’articolo non compare, ahimè!, la minima traccia di una soluzione che il risparmiatore medio (ma anche grande) possa adottare per veder rivalutato il proprio capitale in modo anche solo simile all’indice Msci World preso in esame, evitando di pagare delle commissioni.

Universita
Indice MSCI World (loc) da agosto 2001 a agosto 2021

Le banche, i fondi, gli Etf, i fondi pensione, ecc. infatti hanno la fastidiosa pretesa di chiedere una remunerazione per il lavoro che svolgono! Inaudito!

Al netto del fatto che Sua Santità, per un libro che sostiene la tesi (in vero molto originale) in favore di un maggior utilizzo del denaro contante (sì, sì, proprio banconote e monetine), in accordo con la sua casa editrice, chiede 15 € (quindicieuri! Però su Amazon si paga solo con la Carta! Ma sono certo che a lui va bene lo stesso).

Nell’articolo, oltre a varie generalizzazioni (“imbroglio”, “rifilare trappole”, “sbolognare, ” magagne”, “confronti taroccati”, ecc.), ci sono varie inesattezze sui PAC, come ad esempio quando si parla di “…contratto con cui uno s’impegna a versare…”.

Si parla anche del fatto che i pac “intrappolano psicologicamente i clienti”, “benché non vincolino legalmente ai versamenti” (????)

L’impegno in realtà non esiste. E tantomeno la “Trappola” psicologica.

L’illuminante “caso di chi sottoscrisse un pac su un fondo monetario anni fa” è palesemente fuorviante ed errato, perché il Pac, come detto più volte, dà il meglio di sé quando è applicato ai mercati azionari.

Difficile che il pur umile e poco accademico consulente finanziario abbia consigliato a qualcuno una castroneria del genere!

Sarebbe comunque stato utile applicare a una simulazione Excel ben fatta queste interessanti teorie. E’ il minimo che ci si può aspettare da un esimio MATEMATICO!

Ma è altresì legittimo il sospetto che l’eventuale simulazione avrebbe dato un esito largamente positivo, se applicata su distanze di anni corrette (10-20 anni) per un indice azionario, pur gravato di una certa qual commissione. Quindi meglio non produrne!

Inoltre non è vero che un investimento in Pac non si può cambiare. Essendo privo di vincoli (reali e psicologici!), si può cambiare società o emittente quando si vuole.

Peccato!

Lo spazio web dedicato dal Fatto Quotidiano a questo articolo poteva essere occupato da un approfondimento di reale Educazione Finanziaria.

Poteva parlare delle virtù del Pac in termini di diversificazione in titoli e diversificazione temporale.

Poteva parlare del fatto che il Pac è l’unico strumento di risparmio veramente DEMOCRATICO, perché consente a risparmiatori piccoli e piccolissimi di partecipare alla rivalutazione di lungo termine dei mercati azionari e beneficiare del meccanismo dell’interesse composto.

Poteva parlare della possibilità, tramite un Pac, di pianificare e raggiungere negli anni obiettivi finanziari e di vita quali l’integrazione alla pensione, un contributo alla formazione e alla sistemazione dei figli, ecc.

Per quanto riguarda i costi, domando: E’ meglio parlare di come tenere sotto controllo i costi degli investimenti o ventilare costi occulti di cui non si elencano le casistiche?

Questo tipo di articoli hanno come conseguenza principale quella di alimentare una sfiducia nella finanza in generale che non stimola lo spirito critico del risparmiatore e lo allontana da una corretta pianificazione, facendo leva su un’atavica paura di essere “intrappolati” dalle banche.

…E noi seguaci del PROFESSOR Beppe Scienza restiamo qui, impauriti, rancorosi, complottisti e poveri Sor Tentenna fino alla fine! Grazie Professore!